Scalia ha rotto Turchese tre

un’intervista di Giulio Frangioni.

Me ne sono reso conto quando ho messo gli occhi su un suo racconto per la prima volta: Giorgio B. Scalia è un autore che rompe.

Gioca a distruggere le aspettative, capovolgerle e poi ribaltarle ancora, nell’arco di poche pagine, finché non arriviamo alla fine del racconto a braccia alzate, d’accordo, mi arrendo, hai vinto tu. Il primo racconto di Giorgio che avevo letto si intitola Il chiodo ed era uscito per Micorrize. Non voglio controllare, ma ricordo che iniziava con la frase «Io volevo solo fare l’amore con [nome di personaggio femminile] e invece sono morto».

Giorgio è così. Ti convince che il racconto che stai leggendo sia venuto a fare l’amore con te, e invece è qui per ucciderti.

Gli ho chiesto se gli andasse di scrivere per il Super Tramps Club, consapevole di cosa mi aspettasse, nonostante non avessi idea di quanto. Il suo brano Premio alla carriera, uscito sul sito di STC lunedì, è la definizione di too much.

Si apre con un monologo di ringraziamento per l’accettazione del Fallo d’Oro, un premio fittizio, il più alto assegnato dagli Italian Porn Awards, per i traguardi raggiunti nella carriera del pornoattore Gaetano Ficuzza, in arte Moby Dick. Se si fermasse a questo punto andrebbe alla grande, irriverente ma simpatico. Il problema è che Giorgio continua a scrivere, precipitando il protagonista nell’arco di pochi paragrafi dalla gloria all’abominio, arrapato dal proprio successo, verso un finale favolosamente esecrabile.

Quella di Giorgio è una follia che non disgusta perché non si prende sul serio. A vedere quanto si diverte lui, anche chi legge non riesce a restare impassibile. È Giorgio il primo ridere delle proprie trovate, e ha una risata contagiosa. Così contagiosa che abbiamo deciso di inserirla in Turchese tre, in uscita il 15 dicembre, tra una settimana esatta.

Questo numero della nostra rivista letteraria e fotografica si apre proprio con un suo racconto, in perfetta linea con lo spirito educativo che volevamo trasmettere. Si intitola Era il Natale del 1996: c’è un bambino che nega l’esistenza di Gesù, Babbo Natale che fa sesso con sua mamma e altre cose, ma non tante, che alla fine non servono. 

E tra ciò che invece serve, la strizzata d’occhio di Giorgio allə lettorə, con cui, racconto dopo racconto, sembra voler costruire un rapporto speciale, basato su quanto sia fuori di testa il mondo, guarda là fuori, e allora tanto vale essere mattə anche noi. È sulla scorta di questo rapporto che noi di STC abbiamo osato domandargli:


Giorgio, innanzitutto benvenuto. Senti, questo proprio te lo dobbiamo chiedere. Babbo Natale o Gesù?

Meglio niente, non credo in nulla, neanche al nichilismo… Ma fra i due meglio Babbo, almeno lui non ti guarda e giudica quando ti masturbi.

È bellissimo che tu ti diverta a scrivere. Non hai mai paura, però, che questo possa sacrificare l’aspetto formale, che potrebbe essere avvantaggiato da un approccio ai testi più metodico?

Divertimento non è sinonimo di cazzeggio, io mi diverto metodicamente. L’aspetto formale invece cambia in combinata col tipo di storia che racconto. Cioè, non faccio manierismi se a un racconto serve la rapidità del botta e risposta, un racconto di pancia, con il pelo sopra, magari.

Noi del Super Tramps Club vediamo ogni storia come un vagabondaggio, un’occasione per perdersi, quindi capiamo perfettamente cosa intendi. Ma, sulla strada del tuo Premio alla carriera, quanto sta andando secondo i piani il tuo rapporto con la scrittura, e quanto, invece, sta vagabondando?

Vagabondo. Non ho fissato in anticipo un itinerario, anzi non ne ho proprio idea, ma so benissimo dove voglio arrivare. Per adesso, la prima tappa del viaggio sarà il mio primo romanzo che uscirà nel 2023. Diciamo che ho delle tappe, dei punti fermi, e per ciò che riguarda tutto quello che succede fra una tappa e l’altra: “comu viene si cunta”.

Ecco, parliamo del tuo libro, Vita e martirio di Saro Scordia, pescivendolo, in uscita nel 2023 per la casa editrice Pessime idee. Il testo aveva ricevuto una menzione speciale dalla Giuria della XXXV edizione del Premio Italo Calvino. Com’è stata l’esperienza del Calvino, ce la racconti un po’?

È stato meraviglioso! È davvero un premio serissimo. La gente che ci lavora è alla mano e professionale allo stesso tempo. Fanno un ottimo lavoro di comunicazione e anche di promozione del testo. Potendolo fare parteciperei ancora. Colgo l’occasione per ringraziare il presidente Mario Marchetti, l’addetta all’ufficio stampa Chiara D’Ippolito e l’addetta alla segreteria organizzativa Sara Amorosini.

Sia Premio alla carriera che Era il Natale del 1996, in effetti, sono racconti giocosi e spontanei. Lo sforzo normalizzante di un editing poteva rischiare di snaturarli. Ora che è andato tutto in stampa puoi dirmelo, com’è andata su quel lato? È stato difficile rimettere mano ai due testi?

Assolutamente no, il confronto, essere aperti all’ascolto, sono doti sostanziali per approcciarsi alla scrittura, secondo me.

E che ci dici di Era il Natale del 1996, in uscita su Turchese tre? Nel ‘96 avevi cinque anni: sei tu il bambino protagonista?

Un po’ sì, ma non ho mai visto i miei fare sesso, forse l’hanno fatto solo nove mesi prima del 16 ottobre del ‘91 e poi mai più, affari loro, non ci voglio pensare… Sul credere o meno a babbo natale, per me è durata poco, a sette anni già non ci credevo più, però ho incominciato ad avere fede nel portafogli dei miei genitori.

Quando un anno gli ho chiesto la PlayStation, tre giochi, un cucciolo di pastore tedesco e la bici nuova, ho capito che dovevo diminuire la spesa economica dei miei regali. Se ve lo state chiedendo non mi è arrivata nessuna di queste cose, ma meglio sapere che ciò che chiedevo era troppo costoso anziché credere che un vecchio barbuto mi considerava un bambino così stronzo da non meritarsi neppure l’affetto di un cucciolo di cane.

Cosa diresti a una persona che non vede l’ora di leggerti su Turchese?

Bravə, continua così! Fossero tutti come te e avessero anche l’ardire di pagarmi, beh, che potrei chiedere di più. Il mio iban è IT11002009438630004004230329. Grazie, davvero.


Quando abbiamo realizzato Turchese 3 volevamo fare l’amore e invece siamo mortə, e visto che tanto, considerato ciò che abbiamo pubblicato, noi di STC finiremo tuttə all’inferno, almeno leggete Turchese e raggiungeteci là. Ci vediamo dall’altra parte.

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