Turchese 7

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Il numero 7 di Turchese con i testi di Petruccioli, Contò, Esposito, Cusumano, Catullo e Petronio (trad. Dolci), Cavaliere, Nanfitò, Padovan, Grigolo. Fotografie di Credentino, Zoli, D’Emilio, Nari, Pitti, Filetto, Bonura.

Turchese 7 è stato stampato su carta fotografica, le dimensioni sono 16 x 23.8 cm. Il peso è relativamente leggero, ma le storie all’interno ti affondano che neanche un macigno.

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Descrizione

 
Noi siamo STC, una casa editrice vagabonda, e Turchese è la nostra rivista di racconti e fotografie, che persino detto così non suona entusiasmante, anche se lo è eccome. Alle feste, alle serate, agli aperitivi, quelle rare volte in cui la gente si interessa di cosa facciamo, nel momento stesso in cui le parole “casa” e “editrice” rotolano sul tavolo, rovesciando calici e sottobicchieri, quando i volti già terrorizzati all’idea di vederci tirare fuori il codice QR del nostro ultimo singolo indie rock su Spotify si trovano davanti l’ancora più temibile consapevolezza che da quella tote bag prenderemo un libro, quelle volte, dicevo, in cui del sincero interesse viene mostrato, nel turbinio delle danze della festa, la prima, spesso l’unica domanda che mi sento rivolgere non lascia spazio a equivoci.

Dove li trovate i soldi?

La musica si ferma, smette di piovere, Dio si affaccia e mio padre con lui. Dove li trovate i soldi? Questa l’unica vera radice di interesse comune, comprensibilmente direi, visto che nemmeno io ho ancora accesso a questa informazione. Come vi sostenete? Ma funziona? Quanto guadagnate? Le risposte che sempre più spesso mi sono risolto a dare sono, rispettivamente, «Ci sosteniamo a vicenda, ma qualcuno usa tutori ortopedici», «Funziona sì, finché anche i tutori non chiedono uno stipendio», e quella che personalmente preferisco, da qualche mese a questa parte: «Chiedi a Tommaso».

Chi sia Tommaso, poi, lo scoprirete leggendo Turchese 7, che tanto se siete qui è perché almeno un po’ vi interessano, queste cose che non suonano entusiasmanti nonostante lo siano moltissimo. Io non sono qui per invitarvi all’acquisto, non lo farei mai, nemmeno avessimo tra le mani un debito a quattro cifre (spoiler: eccoci qua). Però, come dicevo, se siete qui è perché queste cose vi affascinano, vi appassionano, o se non altro vi intrigano abbastanza da schiacciare su un link che avrete visto, chessoio, su Instagram, in uno dei rari benedetti momenti in cui l’algoritmo decide di non prenderci a calci. Io non vi inviterei mai, dicevo, almeno non qui, all’acquisto di una copia di Turchese, ma se avete premuto su quel link, nulla vi vieta di premere un altro pulsante, quello che dice “Aggiungi al carrello”, e poi “Procedi con l’ordine”, infine aspettare qualche giorno (forse un pochino di più), accogliere il postino come fosse un vecchio cugino perduto, e poi leggere, leggere e scoprire chi è Tommaso, leggere e salvare l’editoria italiana. La nostra, almeno.

Giulio Frangioni, direttore editoriale

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