DUE PASTI NUDI – SE BURROUGHS FOSSE NEL SUPER TRAMPS CLUB

racconto esplicito, lettura sconsigliata a ogni età.

Nel mondo della letteratura ci sono dei giorni in cui il tempo si ferma. Quando succede non possiamo fare altro che guardarci intorno, sconvolti.

Il giorno in cui William S. Burroughs ha scritto le ultime parole di Il pasto nudo è stato uno di quelli.

Questa è Se fosse nel Super Tramps Club, la rubrica che si confronta con i grandi classici del passato, rivisitandoli.

Noi Vagabondi abbiamo rivestito Burroughs, gli abbiamo dato un sottofondo musicale su cui ballare. E questo è il risultato.

“La stanza dei giochi di Hassan” è un episodio disgustoso e surreale del romanzo di Burroughs. Nel corso del libro si susseguono vicende di questo tipo, all’apparenza scollegate, ma tutte accomunate dalla stessa paranoica estetica. È proprio il suo essere sempre disgustoso e surreale a rendere un capolavoro Il pasto nudo. Uno degli ultimi casi di censura nella letteratura degli Stati Uniti, Per più di trecento pagine Burroughs non molla un colpo, in un lavoro che nei decenni ha ispirato artisti da Ginsberg a Lou Reed, da Cronenberg agli Steely Dan.

è più o meno a questo punto che abbiamo deciso che non era abbastanza.

I nostri amici del collettivo Yslam Boys hanno scritto per noi una catena di episodi ispirati alla stanza di Hassan. Altri tipi di disgusto, altri tipi di Mugwump. Non ha titolo, ma è una festa, un omaggio al grande autore.


Immaginati un italiano gay, di Torino, che ha vissuto 25 anni a Londra, e un turco rifugiato, senza documenti e tutto sporco. Immagina che questi due si incontrino a City Plaza, lo squat piú bello che c’è ad Atene, e che nasca un amore marcio e maledetto.

Da allora si inculano quasi ogni giorno, sulla spiaggia di Atene, sui monumenti storici di Atene, negli Internet cafè di Atene.

Immagina una tedesca, bionda bellissima, con due tette più grandi del corpo, e il mio cazzo che va su e giù per queste tette, e la sua bocca grandissima che divora il mio cazzo.

Fuori i grattacieli e le case ricordano Rio de Janeiro, stanno per cadere a pezzi. Immagina la rivolta, il sesso occasionale, i quartieri turchi con l’odore di carne bruciata e questa è la gioventù.


La mia mano sinistra sporca di sperma, color grigio.

Il tuo corpo divelto in terra, tagliato in due, disegna grafici pansessuali sui motori di ricerca. Le mie labbra, spaccate in mille pezzi, dicono qualcosa al tuo corpo, che non ascolta, ha il suo aleph sessuale da smaltire. Le tue tette, color instagram, si scontrano e raddoppiano, diventando delle montagne da scalare leccando. Il mio corpo è simulacro di se stesso, la tua bocca ha accolto verosimilmente tutto il suo sperma-resina.

Sey tu il myo matriarcato, la mia sottomissione, sono assuefatto al tuo loft sessuale, riconosco grazye a te il sesso in tutto, nel cane randagio steso in mezzo alla piazza, nei motociclisti che sfrecciano veloci.

Ed è già solitudine.

Inquieto guardo dentro me stesso e non ci trovo nulla, inquieto guardo dentro me e non ci trovo nulla. Vorrei che tornasse il caldo originario, il torpore, vorrei non essere più qui. Già ti vedo sparire, mezza nuda, sei immagine deflagrata per me, sei immagine per me, niente di più. Se uno scambio simbolico è avvenuto dentro questo luogo, è stato quello tra te e la morte, nient’altro.

Quindi, banalmente, è questo il desiderio?

Passeremo un altro inverno ad ascoltare Piero Ciampi, già lo so. La tua fica accoglie il mio cazzo alla perfezione, quasi che sia stata progettata da un designer, e nell’orgasmo ho la visione: piante e fiori, tigri e serpenti che si rincorrono.
Adesso è la mia mano destra a essere sporca di sperma


Le tue mani intorno al mio cazzo mi fanno venire in mente Procida, Capri, e tutte le più belle isole dell’Italya.

Ti ho vista in sala studio, eri di fronte me, avevi un bellissimo vestitino rosso, ti si vedeva il punto in cui si incontrano i seni, so che stavi studiando i Sumeri e la zigguratt di Ur, e mi è venuto il cazzo duro, durissimo, ho incominciato a toccarmi, guardandoti fissa, e tutta la sala studio non era altro che un richiamo esplicito al sesso e alla penetrazione, con le sue travi di legno, le sue scrivanie di metallo bianco ikeA, le finestre che si affacciano sul parchetto con il campo da ping pong, e i tuoi seni che si incontrano in un punto ben preciso, ed è a quel punto che aspiro, in quel punto ti sborrerei.

Sono andato in bagno, mi sono sciacquato la faccia, ed è li che ho capito l’inutilità della scrittura, di tutte le grandi opere d’arte che richiedono tempo e caparbietà,tempo che viene sequestrato alla tua vita e che non ti sarà restituito mai più.

La scrittura è morta, i libri sono morti, anche l’arte è morta, nessuno va più nei musei, nelle gallerie, e d’altronde perché dovrebbe andarci? Con quei soldi si potrebbe comprare un bel gelato e andare a prendersi il sole al parco. I Burroughs, i Tolstoj, i Basquiat sono morti e riposano nello scrigno del tempo, e noi non possiamo
ripercorrere i loro stessi errori.

A noi spetta una sola opzione, unica quanto infinita, quella di vivere.

Non possiamo perdere tempo a lavorare, a cercare la fama, a scrivere libri che nessuno leggerà. Non possiamo ripercorrere gli stessi errori.

Esco fuori a prendere un po’ d’aria, i Sumeri e la ragazzina vestita di rosso possono aspettare, fosse per me potrebbero anche svanire per sempre, morire annegati nell’Eufrate. Quindi è questo il futuro, mi chiedo? Ansiolitici e psicofarmaci sin da bambini?


Nel mondo della letteratura ci sono dei giorni in cui il tempo si ferma. E poi ci sono giorni come oggi, in cui, qui al Super Tramps Club, i pasti nudi diventano due.

illustrazione di copertina dal libro di poesie di prossima uscita di LA HIENA SOY YO (che sarà una figata unica), qui su Instagram, in collaborazione con Yslam Boys.