Casalinga

un racconto di Alessio Barettini,
editing di Alessandro Tesetti.

Perché sto piegata, tesoro, devo stare così, che domande, se no non arrivo a pulire là in fondo, negli angoli. Lo so che dovrei pensare a me, la fai facile tu, ormai sei fuori casa,  studi,  lavori, e noi siamo tanto fieri di te, io e papà, che arriverà qualcosa di bello, sappiamo  quanto  vali, in quello in cui credi. Tesoro, non mi guardare con l’aria imbambita che ti viene quando dico qualcosa per cui che non sei d’accordo, io lo vedo che non sei d’accordo, ti ho fatta io, ti conosco bene, non mi puoi nascondere niente. È inutile sai che mi ripeti il discorso, che lo conosco, che tanto non andiamo da nessuna parte così, e poi io non ho tempo di seguirti, che adesso che finisco qui di pulire devo piegare ancora tutti i panni e poi cucinare, anzi, lasciami mettere su a cuocere il polpettone, aspetta, già che ci sono sbollento i fagiolini, ecco, dammi una mano a pulirli, sì, son quelli del Maurizio del mercato, io vado sempre lì, mi fa sempre un buon prezzo, e da piccola ridevi sempre quando vedevi che prendevo io le cose con le insalatiere di plastica che mettono lì, che chi passa prende quel che vuole e mi chiedevi sempre se si poteva non pagare, che buffo, tutti lì a prendere verdura, ti pare?

Che poi c’era tutto il giro dei negozi che facevamo insieme, quando ti portavo, e dovevamo sempre passare dal giornalaio che tu volevi le figurine dei cartoni, cos’è che guardavi? Ecco, sì, Renzie la Strega, quanto ti piaceva, quello e poi giocare, quanto tempo con le tue bambole, le tue barbi, quelle guarda, le vestivi e le svestivi, e poi le lasciavi e una volta poi ti sei così arrabbiata che un vestito non entrava e io a dirti che forse barbi era cresciuta, e tu dicevi non è possibile, eri così arrabbiata, e così intelligente che lo capivi che la bambola non poteva crescere, ma come mi piaceva darti retta.

Se ho mal di schiena?

Cosa vuoi, tesoro, non è insopportabile, oramai me lo tengo, no, non serve che mi presenti il l’ostapatico, tanto non va mica a posto, sono anni, sai, ma non fa tanto male, e poi adesso è perché ero piegata, no tesoro attenzione, quando togli le punte a non tirare via mezzo baccello, anche se è un po’ annerito non fa niente, bollisce tutto ed è buono lo stesso, li facciamo al burro, mi hanno dato un burro buono, di latte della valle vicino, che ha un saporino, vedrai, il polpettone invece è quello solito, quante volte l’abbiamo mangiato, eh, e io che te ne tagliavo una fetta piccola solo perché mi piaceva sentirti dire “ancoa”, e papà che rideva, aspetta, mi hai fatto venire in mente che il vino è finito, devo andare in balcone a prendere il fiasco nuovo, no, adesso non se lo fa più arrivare con la damigiana, cosa vuoi, si stanca a travasare, se lo fa mettere dritto nei fiaschi, che poi non sono pesanti. Dobbiamo poi far riverniciare la ringhiera, papà ha già preso l’antiruggine, se gli vien voglia si mette a farlo adesso che arriva il bel tempo, gli do una mano anch’io, tanto col caldo mi fa anche piacere, alla fine, ci vuole una mano nuova, che con quei vasi diventa così bello, tutto col colore nuovo che diamo.

Sì, ho chiuso bene la porta, sono un portento queste porte, non lascian passare niente, che a stare in mezzo alla corrente non si può proprio, no? Aspetta, il gas, lo abbasso, ieri sono stata a fare la spesa, ho incontrato la Gina, mi ha detto che suo figlio si sposa, sai, ha incontrato una, è straniera, non inglese, un altro paese di là, non so quale, me lo ha detto eh, ma cosa vuoi, si vede che pensavo ad altro, in quel momento, che certe volte i pensieri mi vengono, altre volte i pensieri non mi vengono, adesso per esempio sto in pena che c’è la lavatrice che dei giorni si blocca, vedessi, fa tutto il giro, il lavaggio, poi metto la centrifuga, no, sì, parte, ma poi si blocca a metà e mi fa uscire tutti i vestiti ancora bagnati, l’ultima volta mi sono messa col phon che tuo padre voleva le camicie, quello sempre quando vuole lui le cose, non è che me lo dice prima, gliel’ho detto, che un’altra volta me lo dicesse prima, non posso mica volare, ti pare?

Un’altra volta ti avevo portata al municipio, avevamo bisogno di un foglio, sai, come si chiama, un certificato, e tu, arriviamo là, entriamo, chiedo, non ero pratica, mi dicono si metta in fila, e tu cosa fai? Ti metti a piangere che lì non ci vuoi stare, che non mi hai mai detto cosa c’era che ti stava sul gozzo di quel posto. Che strani i pensieri, vengono, vanno. in mente come vogliono loro. Comunque il figlio della Gina, dicevo, Luca, era tanto un bel ragazzo, che a te non è mai piaciuto, va beh, mai capito perché, ma tu e io abbiamo sempre avuto gusti così diversi in fatto di uomini, si era visto sin da quando quella volta che c’era lo sceneggiato in tv e c’era Richard Chamberly, padre Ralph, io l’ho amato tanto e tu mi  dicevi che ti sembrava uno di quelli, un invertito,  e io ci sono rimasta così male che l’hai detto, che non ci ho dormito. Come faceva a non piacerti, dico io, che lo avrei seguito pure dopo che ho conosciuto papà, va beh, non dovrei dire queste cose, ma adesso ho un’età che non si accorgerebbe di me neanche  se fossi sola in Piazza. E poi, quando abbiamo commentato quel calciatore, quello bello coi baffi, che tu mi dicevi che ti sembrava un prete e che i preti ti stavan tutti nel gozzo, ma era il periodo che eri intrattabile e litigavi sempre con me e tuo padre e allora avevo capito che non era una cosa contro di noi, eri proprio tu che eri fallata, in quel periodo, cosa vuoi, capita a tutti, mica mi ero risentita, eravamo preoccupati, quello sì, ma poi ti è passata, hai finito la scuola e sei andata a studiare fuori, e adesso quanto è? 8 anni? Come passa il tempo!, beh, meno male che poi tutto è andato a posto, eh, lo so che siamo invecchiati, io e papà, ma se ti devo dire lui è un po’ invecchiato di testa, che certe volte mi ripete le cose ed è vero, come non c’entra che ti abbiamo avuto tardi, anche se una volta ci hai rimproverato di questo, che ti abbiamo avuto tardi, che sei scappata per non vederci invecchiare, sì, poi lo dici sempre che dovremmo essere più attivi mentalmente, quando torni ce lo dici, ma cosa vuoi, io sono sempre impegnata qui con la casa, dove lo trovo il tempo per fare altro, per leggere ad esempio dove lo trovo il tempo, e poi guarda che la sera io guardo sempre il varietà, è bello, sai, ci sono i balletti e i comici e gli ospiti e dicono tante cose che noi non sappiamo e va bene, tuo padre invece  ma lui si addormenta e poi da quando è in pensione sta sempre a lamentarsi di questo e di quello e meno male che scende al circolo perché di averlo sempre che mi gira in giro per casa…, guarda, meglio da sole, a volte, senza offesa, eh, non pensare male, che io a tuo padre gli voglio sempre bene, ma se poi si deve sempre stare a leticare, ad avvelenarsi le ore, non ne vale la pena, aspetta, passa qui la scodella, faccio io, ecco.

Senti, non voglio più che tu me lo dica, non la prendo una signora, ma che aiuto mi può dare che tutto quello che c’è da fare qui lo so fare io, non è vero, smettila di ripeterlo, lavori pesanti non ce ne sono, cosa vuoi che sia pulire e spazzare, la polvere c’è, mica posso farla togliere a una straniera, la polvere, no no, sto bene, al mattino guardo anche la tv un’ora, mi piace tanto Forum, il giudice è così simpatico e poi c’è la Catrin Speck che ha un sorriso che illumina, non trovi, lei è figlia di un giudice importante, uno che è morto per la patria, sai, uno che contava e adesso lei fa questo programma, c’è solo tanta réclame in tv, come dici? No, birra non ne ho comprata, non ne beviamo, non ricordo mai che ti piace, la prossima volta che vieni la compro, a papà piace il vino e va bene così, comunque qui va sempre tutto bene, sì, va bene qui, va tutto bene qui, tra le mura di casa, va bene così, dentro di me, ma tutto fuori esplode, esplode l’universo che non ho, esplode tutto, esplode sempre, ogni cosa, come è sempre stato e come deve essere, è come qui non sarà mai, qui da me, da me in questa casa dove l’universo non è, dove va sempre tutto bene.

Dove andrà sempre tutto bene.

tutte le fotografie di Elisa Scarduelli.

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